Rassegna

Calantzopoulos: PMI punta su iQOS ed ecig. Il Sole 24 Ore lo spiega bene…

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Il Sole 24 Ore dedica quasi un’intera pagina ad un’intervista ad André Calantzopoulos, il CEO di Philip Morris, che oltre a parlare in maniera semipubblicitaria dei nuovi prodotti del “tabacco riscaldato” (sull’assenza di combustione esistono però dubbi), e persino di sigarette elettroniche (da sempre osteggiate da PMI in Italia), ha annunciato un accordo da 500 milioni per l’acquisto di tabacco italiano.

Per chi non conosce il settore, l’acquisto di tabacco italiano è una sorta di “tassa” che alcune multinazionali pagano all’Italia, in quanto questo costa varie volte in più di quello ad esempio prodotto nello Zambia, e di certo non presenta una qualità tale da giustificare questo tipo di spesa. L’acquisto però rientra nell’ambito della (legittima) strategia lobbistica di Philip Morriscondotta in maniera simile ad esempio in Polonia – di acquisto di tabacco per ottenere il sostegno delle organizzazioni agricole alle proprie scelte, e quello di un Governo che ha la possibilità di farsi bello con questo tipo di acquisti.

Sulla carta una mossa perfetta, come appare assolutamente giusto che agricoltori e Governo reagiscano così. Ma specie nel secondo c’è un elemento a mancare: investimenti come quelli sulla fabbrica di Crespellano e sul tabacco nazionale portano soldi nel sistema, ma dall’altra parte qualcuno ha fatto una valutazione di quanti euro entreranno nelle tasche di un’azienda come Philip Morris grazie agli sconti fiscali su iQOS (peraltro in assenza di studi scientifici resi pubblici) e alla revisione delle accise che pare si possa riproporre a breve e che finirebbe per favorire unicamente Marlboro (più in generale le sigarette a fascia alta di prezzo). E quanto è costata allo Stato e alle imprese la guerra senza quartiere alle sigarette elettroniche, su cui PMI ha sempre avuto un atteggiamento di scontro, come dimostra l’essersi costituita ad opponendum (unica multinazionale) nel ricorso proposto di fronte al TAR da parte delle aziende e dei negozi di e-cig contro il Dlgs 188/2014?

Diciamo che gli investimenti in Italia di PMI non sono solo industriali, ma puntano – correttamente – ad ottenere vantaggi fiscali di vario genere. Ma la domanda sorge spontanea: dov’è il dibattito su questo tema? Dov’è la trasparenza? Dove sono le cifre che dimostrano la convenienza per lo Stato italiano e per i cittadini di concedere vantaggi fiscali? 

Un solo inciso sull’intervista del CEO, di cui riproduciamo alcuni estratti qui sotto. Calantzopoulos ripete un mantra che PMI usa da un po’: “la nostra partnership con Altria rafforzerà ulteriormente l’impegno in questo campo con un focus particolare nello sviluppo della nuova generazione di sigarette elettroniche in quanto quelli attualmente disponibili non soddisfano le aspettative dei consumatori”. Forse Mr. Calantzopoulos non sa che in Italia i consumatori compravano a frotte e ben contenti le e-cig, con un mercato in continua crescita. E non sa che lo stop è arrivato quando lo Stato italiano – dietro la spinta di alcuni soggetti privati – ha deciso una stretta fiscale e regolamentare mirata unicamente alla distruzione del mercato, peraltro non riuscita, provocando perdite di centinaia di milioni per Stato e privati, e perdite di migliaia di posti di lavoro. Molti di più dei 600 garantiti a Crespellano.  

PS: Alessandro Plateroti è Vice Direttore del Sole 24 Ore. Magari fare qualche domanda e argomentare alle risposte già preparate di un CEO aiuterebbe a rendere il giornalismo italiano un po’ più credibile.

Il Sole 24 Ore – «Philip Morris punta su Italia e innovazione»

Accordi di acquisto del tabacco. «Firmerò oggi con il Governo italiano un accordo pluriennale per l’acquisto di tabacco fino a circa 500 milioni di euro, ma il nostro impegno in Italia ha radici lontane. Siamo presenti a Bologna, con la produzione dei filtri di Intertaba, da oltre 50 anni, e siamo da sempre i principali acquirenti di tabacco italiano. iQOS, Il nuovo prodotto di Philip Morris International, è innovativo, complesso e la sua manifattura risponde agli standard più elevati. La sua produzione richiede dunque competenze qualificate ­ meccaniche ed elettroniche­ che possono essere trovate altrove in Europa, ma che trovano a Bologna un territorio tra i più competitivi del mondo. Se guardiamo ai mercati globali dei beni di largo consumo, il vantaggio competitivo dell’Italia non è rappresentato da produzioni a basso costo ma dal suo essere campione in innovazione, valore aggiunto e sostenibilità produttiva. In un contesto regolamentare così complicato e in un mercato ormai maturo, l’Europa sembra essere diventato un laboratorio per prodotti innovativi. 

Regolamentazione e trasparenza. Ritengo che l’offerta di prodotti a comprovato rischio ridotto sia un’importante opzione per la riduzione del danno. Questa direzione dovrebbe essere intrapresa dai governi creando un adeguato quadro regolamentare che incoraggi, trasparentemente, i consumatori adulti ed informati a scegliere tali prodotti. Tutto ciò giocherà un ruolo determinante nei prossimi anni, a condizione che progresso tecnologico, rigore scientifico e chiarezza regolatoria viaggino di pari passo. Le recenti dinamiche del mercato delle sigarette elettroniche hanno semplicemente dimostrato che avevamo ragione: c’è una significativa richiesta di prodotti il cui rischio ridotto rispetto alle sigarette sia scientificamente dimostrato; la tecnologia sta facendo passi da gigante per sviluppare e valutare scientificamente questi prodotti. […] La nostra ambizione è che i prodotti a potenziale rischio ridotto sostituiscano il prima possibile le sigarette. Un vero e proprio cambiamento avverrà soltanto se aziende come la nostra continueranno a fare investimenti significativi in ricerca e sviluppo e se un numero consistente di fumatori effettivamente sceglieranno questi prodotti. È, tuttavia, essenziale che i legislatori incoraggino concretamente questo cambiamento piuttosto che soffocare l’innovazione. Mi auguro che, già tra dieci anni, un numero significativo di fumatori adulti, idealmente la maggioranza tra loro, abbia scelto prodotti di cui sia scientificamente provata la riduzione del rischio. Questo è il principale obiettivo di Philip Morris International. […]

Sigarette elettroniche. E’ stata annunciata una nuova alleanza con Altria per sviluppare la ricerca e lo sviluppo di prodotti “a potenziale rischio ridotto”… Stiamo facendo importanti investimenti per sviluppare una gamma di prodotti alternativi alle sigarette il cui rischio ridotto sia scientificamente dimostrato. La nostra partnership con Altria rafforzerà ulteriormente l’impegno in questo campo con un focus particolare nello sviluppo della nuova generazione di sigarette elettroniche in quanto quelli attualmente disponibili non soddisfano le aspettative dei consumatori. In concreto, Altria rende disponibile a titolo esclusivo per Philip Morris la possibilità di commercializzare i propri prodotti elettronici al di fuori degli Usa, mentre Philip Morris, dal suo canto, cede ad Altria il diritto esclusivo di vendere oltreoceano due dei suoi prodotti a potenziale rischio ridotto a base di tabacco. 

Riduzione del rischio. Attraverso un processo simile a quello adottato dall’industria farmaceutica, misuriamo il rischio ridotto confrontando gli effetti sulla salute tra l’utilizzo dei nostri nuovi prodotti, le sigarette tradizionali, e lo smettere di fumare. Questo approccio è coerente con quanto suggerito dagli esperti di salute pubblica. Gli studi scientifici sulla valutazione del rischio ridotto richiedono un impegno di risorse economiche ed umane ben più alto che lo sviluppo del portafoglio prodotti. Il nostro centro di Ricerca e Sviluppo di Neuchatel, in Svizzera, ospita più di 430 scienziati e i loro staff, ed è frutto di un investimento di oltre 2 miliardi di dollari effettuato tra il 2008 e il 2014. 

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Arnaldo Selmosson 

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