Tabacco

Philip Morris punta sulla iQOS. Ma in Italia rimane il problema della e-cig tax

iqos ecig

A Philip Morris International credono davvero che la iQOS, cosiddetto “prodotto di nuova generazione” che scalda heatstick al tabacco, possa essere – almeno in parte – il futuro dei fumatori. In questi giorni a New Orleans (Louisiana) è in corso la 55esima edizione del meeting annuale della Society of Toxicology, il più importante consesso mondiale di tossicologia, il cui la multinazionale del tabacco ha reso noto uno studio illustrato dal professor Manuel Peitsch, capo di una equipe di lavoro composta da oltre 400 scienziati di comprovata esperienza in varie discipline scientifiche che hanno lavorato per oltre dieci anni nei centri di Ricerca & Sviluppo a Neuchatel (Svizzera) e Singapore di Philip Morris International. Un investimento da oltre due miliardi di dollari statunitensi (e un miliardo di euro per la fabbrica di Crespellano, vicino Bologna, e altri 400 milioni per l’acquisto di tabacco italiano)con l’obiettivo di sviluppare “Prodotti a potenziale Rischio Ridotto” che abbattano i componenti nocivi, o potenzialmente nocivi, mantenendo inalterata la soddisfazione del fumatore adulto e avvicinandosi il più possibile al gusto e alle caratteristiche rituali delle sigarette.

Nuovo studio sulle emissioni

Secondo gli studi di PMI, presentati nel corso di un simposio ospitato all’interno del ToxExpo, la causa principale delle malattie legate al fumo è – come noto da anni – la combustione. Eliminandola si arriverebbe a una riduzione della formazione di sostanze dannose o potenzialmente dannose in media del 90% rispetto al fumo di una sigaretta. “L’obiettivo di questa ricerca – afferma il professor Peitsch – è stato quello di confrontare in laboratorio gli effetti tra il fumo di sigaretta e la cessazione o la sostituzione della sigaretta stessa con il tabacco riscaldato. Questi studi forniscono ulteriori, incoraggianti elementi sul potenziale di ridurre il danno di contrarre malattie legate al fumo”.

Gli scienziati di Philip Morris International stanno lavorando, dunque, su una tecnologia denominata “heat not burn”, immessa sul mercato italiano nel novembre 2014, un prodotto composto da un “riscaldatore”, chiamato iQOS, che ospita al suo interno una cartuccia di tabacco (heatstick). Quest’ultima viene riscaldata attraverso una lamina in platino e ceramica che mantiene la temperatura sotto il punto di pirolisi. I risultati realizzati da PMI e pubblicati su Toxicological Sciences, la testata ufficiale peer reviewed della Society of Toxicology, mostrano che i livelli di sostanze dannose o potenzialmente dannose direttamente connesse a malattie derivanti dal fumo sono in media del 90% inferiori nell’aerosol di Platform 1 rispetto al fumo di sigaretta. Va detto, per dovere di cronaca, che sulla questione tabacco riscaldato, altri studi presentano invece risultati diversi, con inevitabili conseguenze sul livello di rischio valutabile.

iQOS, rischio ridotto?

Prima di affermare che il sistema comporti una minore esposizione o un rischio ridotto, continueremo a validare in modo rigoroso l’insieme dei dati ottenuti dalla ricerca scientifica – ha correttamente aggiunto il professor Peitsch – Tale affermazione potrà inoltre essere sottoposta a una revisione e approvazione governativa in tutto il mondo, così come avverrà per il processo di validazione delle nostre evidenze scientifiche negli Stati Uniti attraverso la Food and Drug Administration. I risultati sono fin qui molto incoraggianti e siamo fiduciosi in un esito positivo della revisione della FDA”. L’obiettivo di lungo termine del team scientifico guidato dallo scienziato (che ha per anni lavorato con la multinazionale farmaceutica Novartis) è ambizioso: “Oltre un miliardo di persone tra i 20 e i 25 anni oggi e’ fumatore. La nostra aspirazione è offrire a loro, e a tutti i fumatori adulti, un’alternativa attraverso un prodotto in grado di ridurre i rischi per la loro salute. Si tratta di una sfida enorme che non può prescindere dal completamento e dalla validazione di tutte le ricerche in corso, in stretta collaborazione con le istituzioni governative e sanitarie mondiali con cui ci stiamo già confrontando con profitto”. Philip Morris ha anche reso noto che condividerà i dati ottenuti dagli studi clinici nel corso delle prossime conferenze del 2016, e presenterà le ricerche con pubblicazioni in riviste scientifiche peer-review, e certo il confronto tra opinioni diverse porterà maggior chiarezza su tali prodotti, che rimangono comunque non confrontabili in termini di rischio rispetto alla sigaretta elettronica (cosa che iQOS non è, nonostante la confusione ingenerata da qualche articolo di giornale).

La questione italiana: iQOS, e-cig e tasse

Sempre nel rapporto tra iQOS ed e-cig, rimane in piedi la questione tutta italiana dello sconto fiscale (50% rispetto all’accisa del tabacco) ottenuto da tale prodotto a seguito dell’emanazione del Dlgs 188/2014, che ha previsto invece per i cosiddetti “liquidi da inalazione senza combustione” una tassazione monstre (€ 3,75 per 10ml di liquido con o senza nicotina), il tutto sulla base e di un bizzarro e discutibile – in quanto privo di fondamento scientifico, almeno rispetto alle e-cig – sistema di equivalenza rispetto alle sigarette tradizionali. Un tale sistema di tassazione su due prodotti che vanno ad insistere sullo stesso mercato (così afferma la relazione tecnica che accompagna il Dlgs in questione) va quanto meno a spiazzare le sigarette elettroniche rispetto alle iQOS e addirittura rispetto alle sigarette tradizionali. Un qualcosa di inaccettabile per vapers, produttori, negozianti e anche comunità scientifica, data l’enorme differenza in termini di profili di rischio. Vista la situazione, inevitabile che un approccio sereno alla diffusione di questi “nuovi” prodotti del tabacco (che secondo alcuni giuristi rientrano comunque pienamente nella definizione giuridica di “sigaretta”  prevista dalla TPD con le collegate conseguenze fiscali) continui ad essere difficile, e tale molto probabilmente rimarrà almeno sino a quando il tema di una tassazione smisurata e ingiusta sulle e-cig non sarà risolto.

 

Lascia un commento