Esteri

Polonia, il nuovo fronte della guerra di Philip Morris alle e-cig

iqos ecig

La strategia si è dimostrata vincente una volta? La si ripeta ad oltranza. E quello che devono pensare alla Philip Morris International, che con la pesante (e legittima, sino a prova contraria) strategia di lobbying – passata anche per un investimento da 500 milioni di euro su una fabbrica vicino Bologna – ha ottenuto per i prodotti del tabacco “da inalazione senza combustione” uno sconto sull’accisa del 50% e una tassazione solo sulla carta identica per le sigarette elettroniche, che invece a causa dell’assurdo sistema sull’equivalenza sono tassate in maniera ben più pesante. L’Italia infatti rappresenta un caso unico al mondo in cui un prodotto del tabacco – per il quale a tutt’oggi, a distanza di 6 mesi, non sono stati resi pubblici gli studi che ne dimostrino la presunta minor nocività e la reale assenza di combustione – prevede un’imposizione fiscale di fatto inferiore alle e-cig.

Vinta la battaglia in Italia (ma non la guerra, che continua tra tribunali e aule parlamentari), ecco che la strategia di PMI riappare in maniera simile in Polonia, dove come sempre l’azienda americana lascia parlare le terze parti a supporto dei suoi piani sulla fiscalità in grado di garantire un futuro di profitti per i suoi nuovi prodotti. Prodotti a base di tabacco a marchio Marlboro, che usano un device denominato iQOS che il tobacco dovrebbe riscaldarlo soltanto, ma che invece secondo molti – e presto usciranno studi al riguardo – possono essere fumati.

Nella giornata di martedì a Varsavia si è tenuta presso la Camera di Commercio Nazionale una conferenza sul futuro del tabacco in Polonia, con presentazione del rapporto “Analisi del mercato del tabacco e prospettive di sviluppo nazionali”, curato da Andrew Cylwik, presidente di CASE -Doradcy, una società “che opera sulla intersezione della scienza e della consulenza. Esso utilizza esperimenti scientifici dei propri dipendenti e partner per comprendere al meglio le esigenze dei propri clienti“.

L’industria del tabacco è un elemento importante dell’economia polacca – paga annualmente al bilancio dello Stato più di 23 miliardi di zloty (5,53 miliardi di euro) dall’IVA e dalle accise, dà lavoro a più di 60mila persone.

Secondo CASE, la crescente popolarità di e-cig e la possibile (sic!) comparsa nel nostro paese di prodotti del tabacco “innovativi” dovrebbero essere associati con nuove tasse, in quanto ciò “sarebbe razionale dal punto di vista del bilancio dello Stato“. Esattamente le stesse parole sentite in Italia nella Primavera 2013, poco prima dell’approvazione della maxi tassa del 58,5% sulle sigarette elettroniche, poi dichiarata incostituzionale.

Cylwik ha osservato che la nuova dovrebbe essere moderata in modo da non distruggere questo segmento di mercato. Inoltre, si dovrebbe tener conto che si tratta di prodotti a minor rischio  rispetto alle sigarette tradizionali. CASE non ha ipotizzato livelli specifici di tassazione, ma consiglia di applicare un approccio separato alla tassazione delle sigarette elettroniche e prodotti del tabacco innovativi (in cui appunto il tabacco sarebbe riscaldato, e non bruciato, previsti anche dalla nuova Direttiva UE sui prodotti del tabacco. Spunto interessante quest’ultimo di CASE, che si differenzia quindi dal sistema utilizzato in Italia e indica in un regime modellato sulla tassazione dei sigari e sigaretti.

Per quanto riguarda le e-sigarette, secondo CASE la base imponibile dovrebbe essere su 1 ml di liquido, senza considerazione per la presenza o no di nicotina (esattamente l’indicazione censurata dalla Corte Costituzionale italiana), in quanto un sistema così congegnato – basato cioè sul liquido, e non sull’assurdo sistema di equivalenza previsto in Italia – consentirebbe un calcolo delle accise il più efficace, secondo quanto ha osservato Cylwik.

La reazione del mondo e-cig polacco

L’idea di un’accisa sulle e.cig agli utenti polacchi – stimati tra 1,7-2.000.000 – rappresentati alla conferenza dall’Associazione eSmoking. “Non vi è alcun motivo di introdurre un’accisa preferenziale sui prodotti del tabacco innovativi – afferma Jerzy Jurczyński, portavoce della più grande rete europea di vendita di e-sigarette eSmokingWorld. – Insieme ad una simultanea delle e-cig, quest’ultime subirebbero danni a livello concorrenziale a causa dell’aumento di prezzo“.

Purtroppo l’impressione è che sotto l’egida della Camera di Commercio si sia realizzato in un evento di promozione dei prodotti del tabacco di cosiddetta nuova generazione. Sembra che siano una cura per il salvataggio del bilancio della Repubblica di Polonia“. I postulati della relazione presentata sono infatti finalizzati “per rafforzare la competitività di prezzo di questi prodotti rispetto alle e-cig“. Prodotti che peraltro sono di interesse solo di uno o due multinazionali del tabacco. “Le e-cig non sono un problema, ma la soluzione al problema di un livello molto elevato di consumo dei prodotti del tabacco in Polonia” – ha sottolineato Jurczyński, sostenendo che la diffusione delle sigarette elettroniche sarebbe un bene per la salute pubblica del paese.

Stranamente, proprio il tema del rischio di “spiazzamento” dei nuovi prodotti del tabacco senza un’imposta di un certo livello sulle sigarette elettroniche è stato un punto centrale di un intervento di Vieri Ceriani, consigliere del Ministero dell’Economia e delle Finanze sul tema della delega fiscale, in occasione della discussione con le parti sociali sul Decreto Legislativo che ha portato all’attuale sistema che vede sconto del 50% sull’accisa sia su HnB che e-cig, ma anche al sistema di equivalenza che ha invece totalmente squilibrato il sistema a favore della prima.

Jurczyński ritiene che prima di imporre qualsiasi accisa sulle e-cig si debba comunque attendere l’entrata in vigore della nuova Direttiva sul tabacco, che cambierà in modo significativo il mercato delle sigarette elettroniche, e ha portato alla conferenza l’esempio italiano di come l’eccessiva tassazione di questi prodotti, con l’introduzione di prodotti del tabacco innovativi, sia in grado di distruggere o almeno soffocare il mercato ancora giovane delle e-cig.

Come riportato da CASE, l’Italia, e il Portogallo sono finora gli unici due paesi dell’UE che hanno introdotto accise su sigarette elettroniche. Cylwik ha spiegato che – a suo parere – l‘estensione alle e-cig del sistema armonizzato già esistente per il tabacco è altamente probabile. Al riguardo è stato creato anche un gruppo di lavoro dell’UE, che ha iniziato l’esame della questione e che si riunirà proprio oggi a Bruxelles. In ogni caso, al momento la Direttiva 2011/64/EU esclude l’estensione del sistema delle accise armonizzate alle e-cig visto che -come ovvio – non contengono tabacco né presentano combustione.

Le lobby del tabacco

A esposti a favore dei prodotti del tabacco di nuova generazione saponette lobby dell’Unione polacca di coltivatori di tabacco, rappresentata al convegno dal presidente Przemyslaw Noworyta: “Guardo con grande speranza per i prodotti del tabacco innovativi. (…) In qualità di rappresentante dei coltivatori non ho molta simpatia per l’industria delle e-cig, che non vende tabacco e che anzi a volte si affida a liquidi cinesi. Dal punto di vista industriale, per la salute pubblica [la Heath-not-Burn] è indubbiamente il futuro. Mi auguro che al più presto in Polonia vengano introdotti prodotti come Ploom o iQOS, che presentano un livello di nicotina simile a quello delle sigarette, ma la cui gamma dei restanti diverse centinaia di elementi è ridotto a zero dintorni. Sarà un passo avanti, un passo avanti dal punto di vista della salute,” – ha sottolineato.

Ma proprio su quest’ultimo tema si aprirà presto un dibattito scientifico, non appena saranno resi noti gli studi su questi nuovi prodotti, secondo alcuni tranquillamente fumabili e non solo inalabili.

Sono dispositivi che potrebbero rivelarsi fondamentali – scrive Reuters – se solo la loro base di tabacco li rendesse più soddisfacenti per quei fumatori che non riescono a accontentarsi delle sigarette elettroniche, che utilizzano liquidi alla nicotina. Essendo fatti di tabacco, per il direttore degli Affari Societari di Imperial Tobacco, Matthew Phillips questi disposconsiderati e tassati alla stregua delle sigarette tradizionali. Commercializzarli come dispositivi a rischio ridotto è “un’impresa molto, molto ardua”, ha detto, aggiungendo che vanno incontro anche a problemi scientifici. “Non c’è differenza, in realtà, tra questi e i prodotti del tabacco tradizionali”, ha continuato Phillips. “Probabilmente sarebbe meglio descriverli genericamente come dispositivi che ‘riscaldano e bruciano’ piuttosto che ‘riscaldano ma non bruciano’”.

Nel frattempo appare chiaro che dopo l’Italia, quello polacco è pronto a diventare il nuovo fronte della guerra di Philip Morris, in collaborazione ad esponenti governativi locali come già nel nostro paese, contro le sigarette elettroniche.

Salvatore Secchi